Enews 2015

21 Gennaio 2015

Enews n°2 – Il Festival delle Religioni propone un’idea: l’ora di religione obbligatoria nelle scuole!

andiamoltre

Il Festival delle Religioni propone un’idea: l’ora di religione obbligatoria nelle scuole!

Cari amici del Festival delle Religioni,

Le ultime settimane hanno visto succedersi eventi drammatici nel mondo. L’Europa è come se avesse preso coscienza del terrorismo solo dopo i fatti di Parigi. Al mondo però non è cosa nuova, purtroppo. Vorrei condividere con voi alcune riflessioni che mi sono nate spontanee dopo gli ultimi fatti.

In molti siete a scriverci di avere notizie sulla seconda edizione del Festival. Stiamo lavorando per realizzare incontri davvero importanti!
A brevissimo vi diremo date e titolo della seconda edizione.

Intanto con l’enews n.2 vi raccontiamo una proposta importante che negli ultimi giorni è rimbalzata su qualche giornale: l’ora di religione – anzi diciamo meglio – l’ora di Storia delle Religioni obbligatoria nelle scuole.QUI il link della nostra proposta. Che ne pensate? Sono curiosa di sapere il vostro punto di vista!

Intanto ecco la mia riflessione:

Triste. Spaventata. Perplessa. Sono questi tre gli stati d’animo che alterno nel corso delle ultimi giorni, pensando alle dinamiche e agli eventi di non-uomini di questo mondo. Mi riferisco sostanzialmente a due grandi fatti: quello parigino e quello nigeriano. La tristezza viene fuori immedesimandomi, per qualche secondo, nei passi di una bambina, di 10 anni, che silenziosi muovono sotto il sole di Maiduguri – città della Nigeria – su una terra arida e polverosa nei pressi di un mercato. Allora mi chiedo cosa le abbiano raccontato in questi dieci anni, della vita, del mondo. E mi sorge una quasi macabra curiosità di sapere cosa stesse pensando in quegli attimi appena precedenti il clik di suo padre? forse suo fratello? di qualcuno che da lontano l’ha resa nota al mondo come «bambina kamikaze». Poi penso che magari lei non sapeva niente. Allora rabbrividisco pensando che quella bambina sarebbe potuta essere mia figlia, mia sorella. O forse io. Così il pensiero inevitabilmente si arresta perché il suo proseguimento sconfina nel terrore e, come se fossimo in un libro quando si gira pagina, la scena si trasferisce in Francia, in una tipografia non lontano da Parigi – a Dammartin en Goële – e mi ritrovo ad avvertire il respiro del secondo ostaggio, all’insaputa dei due fratelli Kouachi, che si trovava nascosto nello scatolone e mandava sms alla polizia. Allora mi scopro molto, molto spaventata. Triste di un mondo disumano che da un lato – il Medio Oriente – ha un’eccedenza di identità al punto da ammazzare per dimostrarla, e dall’altro – l’Occidente – che in virtù di una superficiale laicità ha perso la sua cultura, l’identità del suo pensiero. Senz’altro un Occidente che si è evoluto al punto tale che si può definire “libero” – raggiunta non senza sofferenze e rivoluzioni, ma che di fatto ha dimenticato che il crocefisso, ad esempio, oltre essere un simbolo di fede è simbolo della sua cultura e della sua storia. Libero al punto tale da fare una satira che ha ben poco, a mio avviso, da far ridere. Tuttavia, se i loro padri vivono nella memoria dei figli per oltre 6 generazioni, noi siamo già orfani. Quindi perplessa, mi chiedo quale sia la via d’uscita, se ci sia una soluzione. Si perché dedicando buona parte delle mie giornate ad organizzare eventi culturali che abbiano a che fare con le religioni – il Festival delle Religioni appunto – mi domando se questo impegno serva a qualcosa. Ognuno ha una piccola missione da svolgere nella vita e alla fine della giornata. Quindi si, serve, forse ora più di sempre. E credo anche che non sia un caso del destino che il Festival delle Religioni sia nato qui a Firenze, in una città che nella sua storia ha tradotto la sensibilità religiosa cristiana, ma anche ebraica e musulmana, nell’arte, nella letteratura, nella filosofia, nell’economia ecc.. Firenze è meta mondiale per la sua identità. Per quella Cupola, immaginando un Brunelleschi con la matita in mano senza essere Charlie Hebdo – per fortuna, dico io – non certo per lo stadio alla Mercafir. Allora ecco che dobbiamo ripartire da Firenze, dalla Firenze di allora – dalla sua storia e dai suoi insegnamenti che confondono in una perfetta laicità religione e arte, religione e sapere, religione e cultura. Ma non basta, oggi è necessario compiere un passo ulteriore. Firenze – che incredibile a dirsi, è tra le città in Italia con minor numero di studenti che frequentano l’ora di religione – può farsi promotrice di un’idea forte: proporre l’obbligo dell’ora di storia delle religioni nelle scuole. Non l’ora di religione, ma di storia delle religioni. Aggiornando l’IRC (insegnamento religione cattolica) e trasformandolo in un una disciplina fondamentale come la matematica o l’inglese e totalmente regolata dallo Stato. La storia delle religioni niente ha a che fare con la fede che ognuno è libero – almeno in Occidente – di professare o non professare, ma è la nostra cultura, la nostra identità che dietro al velo di un mal interpretato laicismo – convinto che soltanto negando i molti siamo garanti dei singoli – stiamo irrimediabilmente perdendo. Il mondo corre e anche l’educazione deve procedere di pari passo, per non rimanere indietro e per non tacere.

Ciao e alla prossima!

Francesca